La crescente crisi climatica richiede un approccio globale, che non solo affronti i cambiamenti ambientali, ma che consideri anche l’equità economica tra Paesi. Roberto Danovaro, esperto di Ecologia e presidente della Fondazione Patto con il mare per la Terra, sottolinea l’importanza di sviluppare misure che riducano le disuguaglianze, in particolare in vista della COP 29 che si tiene a Baku, in Azerbaijan, dall’11 al 22 novembre. Il suo punto di vista offre una visione dettagliata su come i Paesi possano collaborare per affrontare questa crisi.
l’urgenza di un approccio globale
Disparità crescenti tra Paesi avanzati e in via di sviluppo
Roberto Danovaro avverte che le attuali dinamiche socio-economiche possono generare fragilità ulteriori in un contesto già critico. L’esperto comunica come ci sia un divario sempre più marcato tra i Paesi ricchi e quelli in via di sviluppo. Questo gap è preoccupante, soprattutto considerando le gravi esigenze ambientali in arrivo. Secondo Danovaro, è essenziale ideare “misure che permettano di colmare questo nuovo squilibrio,” affermando che i Paesi in via di sviluppo non possono essere etichettati come irresponsabili nel loro percorso di crescita economica. Piuttosto, devono ricevere un sostegno concreto per promuovere un sviluppo sostenibile che non comprometta le risorse ambientali.
Il docente mette in evidenza un punto critico: sebbene nazioni come l’Italia e gli Stati Uniti abbiano introdotto politiche pro-ambientali, il consumo di risorse in ritorno da altre nazioni non può continuare. La salvaguardia delle risorse naturali deve essere un impegno collettivo, e ogni Paese deve assumersi la propria parte di responsabilità.
Dalla pianificazione alla concretezza
La trasformazione delle politiche ambientali esige una riconsiderazione dell’Accordo di Agenda 2020, in cui la protezione della biodiversità è un fattore chiave. Inizialmente la protezione del 20% della biodiversità terrestre era considerata sufficiente, ora si ambisce a una soglia del 30%, e potrebbe essere necessario aspirare a percentuali ancora più alte. Questo cambiamento di paradigma porta alla necessità di un monitoraggio costante e di un’applicazione pratica di queste misure.
Danovaro sottolinea la cattiva gestione pregressa delle risorse naturali, che ha portato a conseguenze devastanti, ora sulla pelle delle generazioni attuali. L’attenzione a lungo termine deve passare attraverso un’azione unificata, non solo tra le varie nazioni, ma anche attraverso il coinvolgimento attivo delle comunità locali, che sono le prime a sperimentare l’impatto dei cambiamenti climatici.
il legame tra clima, biodiversità e salute umana
Cambiamenti climatici e salute pubblica
Appare evidente a Danovaro che esiste una connessione profonda tra i cambiamenti climatici, i loro effetti sulla biodiversità e la salute umana. La salute delle popolazioni è influenzata a più livelli da questi fattori; fenomeni come ondate di calore e alluvioni, come quella recente che ha colpito Valencia, evidenziano il legame diretto tra ambiente e benessere collettivo. Questo aspetto, secondo Danovaro, non ha ricevuto fino ad ora l’attenzione necessaria. La mancanza di una visione olistica in questo campo può risultare in gravi ripercussioni.
Il mondo non può più permettersi di separare le questioni climatiche da quelle di salute pubblica e sociale. I cambiamenti climatici influiscono non solo sull’ambiente, ma anche sulla produzione alimentare, aumentando il rischio di migrazioni forzate e provocando crisi alimentari a livello globale. Questa interazione complessa suggerisce che la responsabilità di affrontare tali problematiche dovrebbe andare oltre le politiche di settore e richiedere l’integrazione di approcci trasversali e multidisciplinari.
L’importanza di superare le divisioni ideologiche
Danovaro chiama a un superamento delle divisioni politiche esistenti rispetto alla questione climatica, sottolineando che “la crisi non è un fenomeno legato a un singolo schieramento, ma interessa la vita di circa tre miliardi di persone nel mondo.” È quindi fondamentale riconoscere che queste problematiche, quali i cambiamenti climatici e la salute, sono un’emergenza sociale, aggravata dalle difficoltà delle popolazioni più vulnerabili.
Riconoscere questa cruda realtà è il primo passo necessario per iniziare a costruire un futuro più sostenibile e giusto. La cooperazione internazionale e le politiche inclusive rappresentano strumenti indispensabili per affrontare con efficacia non solo le sfide legate ai cambiamenti climatici, ma anche i loro riflessi socio-economici.
Roberto Danovaro rimarca quindi l’urgenza di scelte concrete che possano radicalmente mutare il corso degli eventi, attraverso un approccio collaborativo e una visione integrata verso un mondo più equo e sostenibile.