Nuovo decreto ministeriale sui vini dealcolati: opportunità e sfide per il settore vitivinicolo italiano

Nuovo decreto ministeriale sui vini dealcolati: opportunità e sfide per il settore vitivinicolo italiano - Fornelliditalia.it

Il ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste ha recentemente presentato un decreto ministeriale riguardante i vini dealcolati e parzialmente dealcolati. Questo provvedimento, accolto con favore dagli operatori di settore, costituisce una risposta importante alle necessità del mercato, ponendo l’Italia in linea con le normative europee sui vini a basso o nullo contenuto alcolico. Le reazioni delle associazioni del comparto sono positive, ma non mancano suggerimenti per migliorare l’efficienza e sostenibilità della produzione.

Vini dealcolati e parzialmente dealcolati: le novità del decreto

Le nuove categorie di prodotto

Il nuovo decreto si inserisce nella cornice del regolamento 2021/2117, che consente la riduzione parziale o totale del contenuto alcolico nei vini. Con il decreto, vengono introdotte due nuove categorie: i vini “dealcolati”, con un titolo alcolometrico inferiore allo 0,5%, e i vini “parzialmente dealcolati”, ove il contenuto alcolico si attesta tra lo 0,5% e il valore minimo previsto per le categorie standard, compreso tra l’8,5% e il 9%. Queste classificazioni aiutano a distinguere i vini che soddisfano specifici criteri di produzione e offrono ai consumatori un’ampia gamma di opzioni.

Trasparenza e qualità: nuove esigenze normative

Uno degli aspetti più rilevanti del decreto riguarda l’obbligo di indicare chiaramente le nuove definizioni sulle etichette dei vini. Questo è un passo fondamentale verso una maggiore trasparenza nei confronti del consumatore che, sempre più spesso, predilige il consumo di prodotti a basso contenuto alcolico. L’intento è quello di fornire al consumatore informazioni precise, senza compromettere la percezione della qualità del prodotto. Inoltre, il decreto impone rigide normative tecniche sui processi di dealcolizzazione, che dovranno avvenire attraverso metodi specifici, come la parziale evaporazione sottovuoto, l’uso di membrane e la distillazione. Queste tecniche sono progettate per preservare le proprietà organolettiche del vino, un aspetto cruciale per mantenere la qualità e l’integrità del prodotto finale.

Tutela della tradizione e della qualità: esclusioni e limitazioni

Salvaguardia delle eccellenze italiane

Un punto centrale del decreto è la protezione delle produzioni di alta qualità che hanno fatto la fortuna del vitivinicolo italiano. Sono esclusi dal processo di dealcolizzazione i vini a Denominazione di Origine Protetta e a Indicazione Geografica Protetta , garantendo che l’autenticità e il legame con il territorio siano mantenuti intatti. Queste limitazioni sono cruciali per preservare l’identità delle produzioni locali, tutelando i produttori dalla possibile erosione della qualità dei loro vini.

Restrizioni sui processi produttivi

In aggiunta alle esclusioni, il decreto impone severe restrizioni sulle modifiche consentite ai vini durante il processo di dealcolizzazione. È stabilito, ad esempio, che non possono essere aumentati i livelli di zucchero del mosto né è permesso l’aggiunta di acqua o aromi esogeni. È consentito, però, il recupero e il riutilizzo di acqua e aromi endogeni, purché questo avvenga in un circuito chiuso e automatizzato. Queste normative rappresentano un tentativo di equilibrare innovazione e tradizione, assicurando che i nuovi prodotti non compromettano le caratteristiche distintive del vino italiano.

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Stabilimenti di produzione e tracciabilità

Per quanto riguarda la produzione, il decreto prevede che i processi di dealcolizzazione debbano essere effettuati in stabilimenti appositamente dedicati e fisicamente separati da quelli tradizionali per la vinificazione. Questa norma è stata introdotta per garantire una tracciabilità rigorosa del prodotto finale. Tuttavia, gli operatori del settore hanno espresso la necessità di rivedere questa disposizione, proponendo di implementare una produzione diversificata nello stesso stabilimento ma in aree distinte e non intercomunicanti.

Opportunità di mercato e futuro del settore

Con l’introduzione di queste nuove categorie, il settore vitivinicolo italiano si trova di fronte a un’opportunità unica per competere sul mercato europeo dei vini dealcolati, soddisfacendo le esigenze di consumatori sempre più orientati verso scelte a basso impatto alcolico e con maggiore consapevolezza. Il decreto rappresenta non solo un passo in avanti ma anche un potenziale strumento di ampliamento dei mercati e di attrazione di un pubblico nuovo e diverso rispetto alla clientela tradizionale.

I commenti dell’Unione Italiana Vini

L’Unione italiana vini ha accolto il decreto con un giudizio generale positivo, ritenendolo un’importante svolta per il settore. Secondo l’associazione, la nuova regolamentazione offre alle aziende vitivinicole italiane l’opportunità di competere efficacemente con produttori europei nel mercato dei vini dealcolati. Tuttavia, l’UIV evidenzia anche aree di miglioramento, come nella gestione delle sostanze idroalcoliche derivanti dai processi di dealcolizzazione. Attualmente considerate rifiuti, queste sostanze potrebbero essere rivalutate come sottoprodotti, favorendo così la sostenibilità economica e ambientale del processo produttivo.

Inoltre, l’associazione ha evidenziato l’importanza di semplificare le normative sugli stabilimenti di produzione per facilitare una maggiore flessibilità operativa, strumento fondamentale per affrontare le sfide che il mercato propone.