Napoli, incontro internazionale per il riconoscimento UNESCO delle viti a piede franco

Napoli, incontro internazionale per il riconoscimento UNESCO delle viti a piede franco - Fornelliditalia.it

Il patrimonio viticolo delle viti a piede franco è al centro di un’importante iniziativa internazionale che potrebbe culminare con il riconoscimento UNESCO. Questi vitigni, che non sono innestati ma crescono su radici proprie, rappresentano una risorsa enologica e culturale di inestimabile valore. L’incontro di Napoli ha riunito esperti da diverse nazioni e regioni italiane per discutere strategie di valorizzazione e protezione.

viti a piede franco: le ragioni per il riconoscimento UNESCO

La richiesta di inserimento delle viti a piede franco nella lista del Patrimonio dell’Umanità non è solo una questione di riconoscimento, ma rappresenta una significativa opportunità per le comunità locali e l’ambiente. Come ha sottolineato Erica Verona, rappresentante della Comunità del Carignano a piede franco di Sant’Antioco, il riconoscimento UNESCO comporterebbe vantaggi tangibili per produttori e comunità, contribuendo alla tutela e valorizzazione di un patrimonio viticolo che appartiene a tutta l’umanità.

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Le viti a piede franco hanno dimostrato una notevole resilienza, specialmente durante la crisi causata dalla fillossera nell’Ottocento, che devastò i vigneti europei. La loro capacità di adattarsi a terreni speciali, come quelli sabbiosi o vulcanici, ha permesso loro di prosperare in regioni che presentano condizioni climatiche e geologiche particolari. La Regione Sardegna, attraverso Laore e l’Università di Sassari, ha intrapreso un progetto di censimento delle viti a piede franco, tracciando una mappa dettagliata e confermando così il suo primato in Italia per questa pratica viticola tradizionale.

l’incontro di napoli: un impegno collettivo per la biodiversità

Il recente meeting a Napoli ha visto la partecipazione di esperti provenienti da Francia, Spagna, Svizzera, Grecia, Turchia, Argentina, oltre a rappresentanti di diverse regioni italiane come Sardegna, Valle d’Aosta, Trentino, Lazio, Basilicata e Campania. L’evento è stato organizzato dal Comitato Italiano per la Tutela del Piede Franco, sotto la presidenza di Silvano Ceolin e la coordinazione di Adele Munaretto, in collaborazione con l’associazione francese Francs de Pied.

Questa iniziativa non solo mirava a promuovere la conoscenza delle viti a piede franco, ma anche a sviluppare strategie condivise per la loro protezione. Considerate simboli di resilienza e biodiversità, queste piante sono le testimoni del patrimonio culturale vitivinicolo mediterraneo. Il meeting ha facilitato la creazione di una rete internazionale di collaborazione, essenziale per garantire la sopravvivenza e la valorizzazione di queste varietà uniche.

la sardegna: epicentro della viticoltura a piede franco

La Sardegna emerge come un attore centrale nella preservazione e promozione delle viti a piede franco, con oltre 430 ettari dedicati a queste varietà, prevalentemente localizzate nei territori di Sant’Antioco, Sulcis e Badesi. Mariano Murru, presidente di Assonologi Sardegna e delegato del Comitato Nazionale per la Tutela del Piede Franco, ha evidenziato l’importanza della regione nel panorama vitivinicolo internazionale.

La Sardegna non è solo un leader nazionale, ma anche uno dei territori europei di maggior rilevanza e interesse per la coltivazione di questi vitigni, che rappresentano una tradizione secolare e un’eredità ecologica senza pari. L’impegno delle istituzioni e delle comunità locali permette di salvaguardare questo patrimonio, offrendo anche opportunità di sviluppo sostenibile nel settore del turismo enogastronomico, sempre più cercato a livello globale.

L’assegnazione del riconoscimento UNESCO per le viti a piede franco rappresenterebbe quindi un importante passo avanti, non solo per la storia della viticoltura, ma anche per la tutela dell’ambiente e il benessere delle comunità locali.