Collegando il passato con il presente, Martin Foradori Hofstatter rappresenta una figura di spicco nel mondo vinicolo dell’Alto Adige, continuando la tradizione di famiglia avviata dal leggendario Paolo Foradori. Oggi, insieme alla famiglia, si dedica non solo alla sua storica azienda “J. Hofstatter“, ma anche a nuove sfide in territori come la Mosella. L’approccio innovativo, unito all’impegno verso la sostenibilità, rende la sua visione un esempio da seguire nel settore vitivinicolo.
Il ruolo della famiglia Hofstatter nel vino altoatesino
Tradizione e innovazione
Martin Foradori Hofstatter guida con passione l’azienda di famiglia a Termeno, coadiuvato dalla moglie Beatrix e dai figli Niklas ed Emma. Sotto la sua direzione, l’azienda ha raggiunto traguardi significativi, come l’introduzione del termine “Vigna” per alcune etichette nel 1987. Questa scelta non solo ha valorizzato la qualità dei vini prodotti, ma ha anche posizionato la “J. Hofstatter” all’avanguardia nella viticoltura altoatesina. Essa ha infatti creato una connessione forte con l’identità del territorio, riconoscendo l’importanza delle specifiche microaree vitivinicole.
Questa attenzione per il terroir è riflessa nella varietà di vini che l’azienda offre, includendo diverse espressioni del PINOT NERO, un vitigno simbolo per la regione. Da sempre considerato il “re dei vini”, il Pinot Nero ha trovato nella zona di Mazon il suo habitat ideale, permettendo la produzione di etichette uniche e rappresentative dell’Alto Adige.
L’espansione nei territori all’estero
Investimenti nella Mosella
La passione di Martin per il vino non si è fermata ai confini dell’Alto Adige. La sua avventura nella Mosella ha visto il primo investimento italiano nella Saar con l’acquisizione della storica tenuta Dr. Fischer nel 2014. Questo luogo è noto per il suo microclima privilegiato e la particolare esposizione, fattori che permettono la produzione di Riesling di altissima qualità. La riscoperta di questa viticoltura tradizionale da parte di un imprenditore del calibro di Hofstatter evidenzia l’importanza della diversificazione nel mercato vinicolo moderno.
Laborando in sinergia con l’ambiente, Martin ha anche acquisito Maso Michei, situato a oltre 850 metri di altitudine in Trentino. Qui, le condizioni climatiche adatte consentono la produzione di vini freschi e fruttati, tra cui offerte di Pinot Nero e spumanti “Trento Doc” basati su varietà classiche come Chardonnay e Pinot Nero.
Un nuovo percorso: vini dealcolati e la sfida della contemporaneità
Adattamento alle nuove tendenze
Martin Hofstatter si distingue per la sua capacità di anticipare i mutamenti del mercato. Durante una recente presentazione al ristorante “Da Berti” a Milano, ha messo in evidenza come il consumo di vino stia subendo evoluzioni, soprattutto tra i giovani. La creazione della linea Steinbock Zero, che include vini dealcolati sia fermi che spumanti, rappresenta una risposta alle nuove esigenze dei consumatori, i quali sempre più spesso cercano alternative non alcoliche.
La scelta di sviluppare vini dealcolati non è solo un’innovazione di prodotto, ma serve anche a democratizzare l’esperienza del vino. Secondo Martin, lasciar fuori dal mondo del vino il 30% di chi si siede al ristorante, non è una strategia sostenibile. Il suo impegno è quello di assicurare che nessuno si senta escluso. La linea Steinbock Zero, attualmente composta da Riesling, non esclude future evoluzioni verso varietà rosse, rispecchiando una crescente attenzione per un pubblico variabile, ma sempre più alla ricerca di esperienze originali.
L’importanza della zonazione nel futuro del vino
Sostenibilità e qualità
La visione di Hofstatter si allinea con l’idea di zonazione, un approccio essenziale per valorizzare le specificità del territorio. Questo concetto, già adottato in Francia con i suoi “cru”, trova spazio anche in Alto Adige attraverso le UGA . Ogni microzona, con le sue peculiarità di terreno e clima, consente ai vini di acquisire carattere distintivo.
L’impegno per la zonazione ha portato a limitazioni nelle varietà coltivabili all’interno delle UGA, fissando un massimo di cinque tipologie. Questo provvedimento mira a ottimizzare la scelta del vitigno per ogni singolo terroir, aggiungendo ulteriore valore alla qualità del prodotto finale. Martin, così come la sua famiglia, è fortemente coinvolto in questo processo, spingendo per una conoscenza più profonda delle microzone vino attraverso ricerca e studio.
L’attenzione e l’impegno della famiglia Hofstatter rappresentano non solo una tradizione di alta qualità nel mondo vinicolo, ma anche una proiezione verso un futuro sostenibile e innovativo, in sintonia con le nuove esigenze del consumo.