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La viticoltura rigenerativa: un approccio innovativo che conquista i grandi produttori di vino

di redazione Fornelli d'Italia

La viticoltura rigenerativa sta guadagnando popolarità nel settore vinicolo, spingendo persino le grandi aziende a riconsiderare le loro pratiche agricole. Questo nuovo modello dell’agricoltura non si limita a perseguire la sostenibilità, ma ambisce a riportare in equilibrio i suoli vitati, migliorando la salute dell’ecosistema viticolo. In questo articolo, esploreremo come i colossi del vino stanno abbracciando questa filosofia, i principi che la governano e le pratiche agricole ad essa associate.

Viticoltura rigenerativa: un cambiamento di direzione

La crescente adesione di grandi gruppi al modello rigenerativo

Nel settore vitivinicolo odierno, molti piccoli produttori si sono già avviati verso pratiche agricole rispettose dell’ambiente. Tuttavia, la notizia che Jackson Family Wines ha deciso di convertire tutti i suoi vigneti a tecniche di agricoltura rigenerativa entro il 2030 segna un punto di svolta. Anche marchi noti come il gruppo spagnolo Torres e il francese Moët Hennessy stanno dimostrando una crescente attenzione a questo approccio innovativo. Concha y Toro, un leader del mercato cileno, sta testando metodi rigenerativi sia in Cile che negli Stati Uniti. Questo fenomeno suggerisce una trasformazione del settore, dove le tecniche rigenerative non sono più appannaggio esclusivo dei produttori di nicchia.

La consapevolezza dietro la rigenerazione

L’interesse nei confronti dell’agricoltura rigenerativa non è casuale. Esemplifica una risposta tanto scientifica quanto culturale: promuovere un ritorno alla biodiversità e alla naturalità dopo anni di pratiche agricole intensive. Il concetto di agricoltura rigenerativa si è evoluto come risposta alle tecniche di coltivazione che impoveriscono e danneggiano i suoli, portando a un’inversione di rotta verso pratiche che rinnovano e preservano.

Comprendere la rigenerazione dei suoli

I principi fondamentali dell’agricoltura rigenerativa

L’agricoltura rigenerativa si distingue dall’approccio tradizionale alla sostenibilità. Secondo Marco Poggianella, esperto dell’azienda Resonant, questa pratica mira a migliorare la salute del suolo e dell’ecosistema in generale. La rigenerazione del suolo richiede una riduzione della lavorazione e l’eliminazione di prodotti chimici dannosi, spostando il focus verso l’uso di colture di copertura per proteggere e nutrire il suolo. Ciò implica un approccio olistico, dove il terreno non è solo visto come un supporto per le piante, ma come un ecosistema a sé stante, ricco di vita microbica.

Origini storiche e contemporaneità

Questo movimento non è certo una novità; ha radici profonde nella storia dell’agricoltura. Pionieri come Robert Rodale negli Stati Uniti hanno evidenziato l’importanza di rigenerare il suolo per garantire una coltivazione sana. Le conferenze di Koberwitz di Rudolf Steiner, che hanno gettato le basi per l’agricoltura biodinamica, evidenziano punti di contatto significativi con le pratiche rigenerative odierne. Queste origini forniscono una base solida su cui costruire un futuro vitivinicolo più sostenibile, che non ignori l’importanza del suolo e della biodiversità.

Microrganismi del suolo e qualità del vino

L’importanza della flora microbica

Recenti studi condotti dall’Università della California hanno chiarito il ruolo cruciale dei microrganismi del suolo nella qualità e nel gusto del vino. Secondo Poggianella, la flora microbica non solo influisce sulla composizione chimica del vino, ma contribuisce anche alle sue caratteristiche aromatiche. Pertanto, mantenere un ecosistema microbico sano e diversificato è fondamentale per migliorare il profilo sensoriale dei vini.

Tecnologie innovative al servizio della biodiversità

La tecnologia gioca un ruolo chiave nell’agricoltura rigenerativa. Utilizzando strumenti avanzati, come quelli della linea Resonant di Save Our Planet, è possibile migliorare significativamente la salute microbiologica del suolo. Grazie a pratiche che stimolano la biodiversità, riducono la necessità di fertilizzanti, e accrescono la qualità delle uve, il futuro della viticoltura può essere costruito su fondamenta robuste e sostenibili.

Biodinamica e pratiche rigenerative

Un confronto con la biodinamica

Negli ultimi anni, la biodinamica ha affermato il suo ruolo di precursore rispetto ad altri approcci sostenibili. Giovanni Buccheri di Demeter Italia sottolinea che la biodinamica non si limita a trattare la fertilità del suolo, ma considera anche l’interazione con formiche, erbivori e tutte le altre forme di vita nel vigneto. Ciò introduce un concetto di circolarità che talvolta manca in altre pratiche agricole.

Rilevanza attuale nel contesto vitivinicolo

Le statistiche della Re-Soil Foundation evidenziano un crescente degrado dei suoli europei, rendendo urgente l’adozione di pratiche rigenerative. L’agronomo Michele Lorenzetti mette in evidenza che la biodinamica dovrebbe essere accessibile a tutti, nonostante la complessità di alcuni concetti. La sfida è quindi abbracciare un modello che armonizzi la viticoltura con il più ampio ecosistema, mantenendo un equilibrio essenziale tra le varie componenti viventi.

Esempio di buone pratiche nel settore

Le esperienze di aziende vitivinicole all’avanguardia

Numerose aziende vitivinicole stanno implementando tecniche rigenerative, generando evidenti risultati. Francesco Monari, agronomo della tenuta Argiano, spiega come l’agricoltura debba essere concepita in modo da arricchire e proteggere il suolo, mettendo da parte una visione strettamente viticolo-centrica. È fondamentale integrare conoscenze agronomiche con studi ecologici per raggiungere un nuovo livello di agro-biodiversità.

Giocare sulla biodiversità per migliorare la qualità del vino

L’agronomo Mauro Lajo discute i vantaggi delle pratiche simbiotiche, che ripristinano l’equilibrio di biodiversità nel suolo. L’uso di zeoliti e consorzi microbici permette di ottimizzare la salute delle piante, rendendole resistenti a malattie e stress, e garantendo una qualità superiore delle uve. Gherardo Biancofiore, specialista in coltura organica, conferma il valore della microbiologia del suolo nell’influenzare la qualità del vino. I microrganismi non sono solo essenziali per la salute del suolo, ma sono anche i veri protagonisti dell’espressione del territorio, valorizzando i prodotti finali.

Questo nuovo paradigma della viticoltura sta rapidamente diffondendosi, rappresentando un passo importante verso un’agricoltura più consapevole e rispettosa dell’ambiente.