la storia, le curiosità, le tradizioni

di FornellidItalia

la storia, le curiosità, le tradizioni

Potrebbe sembrare blasfemo ma la storia dell’uovo di Pasqua è molto simile alla storia del Multiverso di Star Wars. Spieghiamo meglio: c’è una linea temporale unica, che unisce l’uovo di Pasqua dei popoli più antichi all’uovo di cioccolato che ci regaliamo noi, ma in mezzo a questi 3000 anni ci sono tantissime altre storie che si intrecciano l’un l’altra. È affascinante, perché è probabilmente l’unico dono della storia dell’uomo che ha attraversato continenti, oceani, millenni diversi. L’unico regalo che è stato accettato da tutte le culture e che si è evoluto nel tempo, pur mantenendo immutato il suo simbolo.

L’uovo di Pasqua prima dei Cristiani: l’uovo cosmico

La tradizione del classico uovo di cioccolato è relativamente recente ma il dono di uova vere, decorate con qualsiasi tipo di disegno o di dedica, è davvero molto antico. L’uovo in sé ha tratti simbolici arcaici, ha spesso rivestito il ruolo della vita stessa e della sacralità. Secondo alcune credenze mitologiche, il cielo e la Terra sono considerati due emisferi che vanno a creare un unico uovo. Gli Egizi ad esempio, hanno racchiuso i quattro elementi dell’universo proprio all’interno di un uovo nella loro mitologia.

In tantissime culture si parla dell’uovo cosmico, un archetipo molto ricorrente nelle civiltà antiche. I primi riscontri risalgono addirittura ad Assiri e Babilonesi, ma reperti riguardanti l’uovo cosmico si trovano anche in India, Egitto, Grecia, Cina, nelle regioni celtiche e nelle tribù dei Bambara, la principale etnia ancora oggi presente in Mali.

Tra le religioni che esistono tutt’ora, è quella induista la prima ad aver adottato l’uovo come simbolo, proprio l’uovo cosmico tra l’altro: si tratta del “grembo d’oro”, identificato come l’anima del mondo, un nucleo universale galleggiante nell’oceano primordiale e avvolto dall’oscurità della non-esistenza. Proprio la schiusa dell’uovo ha permesso la creazione della Terra: la metà superiore del guscio, fatta d’oro, ha creato il cielo, la metà inferiore, d’argento, ha creato il pianeta.

Il primo contatto col Cristianesimo c’è intorno al I secolo a.C. grazie al dio Mitra, la divinità pre-cristiana più simile al Dio e al Gesù come li conosciamo oggi. Tantissimi sono i riti in comune tra le due religioni, perché è stata molto in voga tra i soldati romani in giro per l’Impero. Si presume che il mitraismo sia scomparso come pratica religiosa solo in seguito al decreto Teodosiano del 391 d.C., che ha messo al bando tutti i riti pagani.

Oltre alla componente religiosa e mitologica, tutto ciò che abbiamo descritto è stato accompagnato dalla tradizione del dono delle uova giunta fino a noi. Uno dei più grandi antropologi e teologi del ’900, Mircea Eliade, ha scritto che “la tradizione del dono di uova è documentata già tra i Persiani che si scambiavano semplici uova di gallina in Primavera. Gli Egizi hanno acquisito questa usanza e consideravano il cambio di stagione come una sorta di primo dell’anno. I Greci e i Cinesi hanno invece cominciato a decorare a mano le uova con i primi cosmetici”. Lo studioso rumeno spiega che “l’uovo rappresenta la ripetizione della nascita esemplare del Cosmo”. È stato così fino all’arrivo di Gesù Cristo che, come in molti ambiti, ha cambiato per sempre la storia dell’uomo.

Perché i Cristiani hanno scelto l’uovo come simbolo?

Il Cristianesimo, così come molte altre religioni, ha preso a piene mani dalle tradizioni passate. L’usanza delle uova di Pasqua legate alla morte e alla resurrezione di Gesù nasce, non a caso, in Mesopotamia: dagli studi dell’antropologo Wilson Dallam Wallis si è scoperto che “i primi Cristiani in Mesopotamia macchiavano le uova con un colorante rosso, in ricordo del sangue di Cristo versato alla sua crocifissione”.

Il Cattolicesimo ha ripreso tutte le tradizioni che vedevano già da prima l’uovo come un simbolo della vita, rielaborandole però nella nuova prospettiva della resurrezione. Questo discorso è molto affascinante perché, se ci pensate un attimo, un uovo visto da lontano somiglia a un sasso, è privo di vita, proprio come il sepolcro in cui è stato sepolto Gesù. Dentro l’uovo c’è però una nuova vita pronta a librarsi in aria, a nascere da ciò che sembra morto.

Nel Medioevo abbiamo cominciato a regalare uova artificiali

Sebbene l’usanza di regalare uova sia molto antica, l’uovo in quanto oggetto in sé ha acquisito valore nel Medioevo, probabilmente in Germania: i padroni regalavano uova decorate alla servitù. La decorazione si faceva in maniera naturale, facendo bollire delle uova di gallina avvolte in foglie e fiori così da farle assumere una colorazione molto simile all’oro. Sempre nel Medioevo nasce una nuova tradizione, rivolta alle classi nobili: uova artificiali, fabbricate da artigiani, rivestite di materiali preziosi come argento, oro e platino da regalare all’aristocrazia. È l’antenato dell’uovo Fabergé.

L’usanza ha avuto un grande ascendente su Edoardo I che, al ritorno dalle crociate, è salito al trono d’Inghilterra: per tutto il suo mandato ha commissionato circa 500 uova rivestite d’oro da donare ai parenti e ai “colleghi” per la Pasqua.

Dal Re Sole ai Romanov, l’uovo diventa aristocratico

L’aristocrazia europea apprezza molto questa nuova usanza. Le uova di pasqua sono ben considerate in tutto il Vecchio Continente e i doni di Edoardo I hanno conquistato tutti gli altri sovrani. C’è però un regnante che trova questi regali un po’ inutili, fini a se stessi, e riesce a portare l’uovo di Pasqua a un livello superiore.

Luigi XIV di Borbone, conosciuto dai più come il Re Sole, è un grande appassionato di enogastronomia, come tutta la sua famiglia. Nei suoi giri per l’Europa non si è mai tirato indietro da un buon banchetto e a Versailles ha richiesto i migliori cuochi sul mercato, con una spiccata preferenza per l’arte dolciaria. La grande pasticceria francese, ancora oggi tra le più rinomate al mondo, nasce proprio con Luigi XIV; gli stessi maître chocolatier hanno cominciato a specializzarsi nella splendida villa fuori Parigi.

La richiesta del Re Sole è andata proprio a loro: realizzate un uovo di Pasqua, che sia di cioccolato però. L’idea è semplicemente geniale e porta l’uovo di Pasqua in una dimensione tutta nuova, conquistando tutta Europa e costringendo i “colleghi” imperatori a trovare nuove soluzioni per allietare l’aristocrazia.

Alla fine dell’800 in Russia lo zar Alessandro III Romanov riesce a far “dimenticare” l’uovo di cioccolato grazie a un dono molto speciale per sua moglie Maria Aleksandrovna: chiede a un giovane orafo di San Pietroburgo, appena subentrato al padre nella bottega di famiglia insieme a suo fratello Agathon, di creare un uovo di Pasqua per la zarina. Quest’orafo è Peter Carl Fabergé che, nel 1885, crea il primo uovo Fabergé, un uovo di platino smaltato di bianco contenente un ulteriore uovo, creato in oro, il quale conteneva a sua volta due doni: una riproduzione della corona imperiale edun pulcino d’oro.

Il primo uovo Fabergé | Михаил Овчинников
in foto: Il primo uovo Fabergé | Михаил Овчинников

La fama che ottiene il primo uovo di Fabergé contribuisce anche a diffondere la tradizione del dono interno all’uovo. Oggi quest’uovo è di proprietà di Viktor Vekselberg, un imprenditore e alto funzionario russo, ed è esposto al Museo Fabergé di San Pietroburgo. Il suo valore è di circa 100 milioni di dollari. Visto che le persone comuni non potevano permettersi le uova Fabergé, è l’idea di Luigi XIV ad aver avuto il maggior successo commerciale, rendendo l’uovo di Pasqua di cioccolato uno dei prodotti più venduti al mondo.

La tradizione dell’uovo di Pasqua oggi

Nell’ultimo secolo la tradizione di regalare uova di cioccolato, insieme all’industrializzazione estrema, ha creato un fiorente mercato che non accenna a mostrare segni di crisi. In tantissime tradizioni ancora oggi l’uovo ha una ritualità durante tutto il periodo delle festività.

Nella tradizione balcanica e ortodossa ad esempio, l’uovo di gallina viene cucinato sodo e poi colorato, tradizionalmente di rosso come i primi cristiani in Mesopotamia, e consumato il giorno di Pasqua. Questa usanza è tenuta in vita anche in Italia: le uova sode fanno parte della tradizionale “fellata napoletana”, che sarebbe un tagliere di salumi molto opulento da consumare come antipasto la domenica santa, così come del Benedetto di Pasqua pugliese.

La grande diffusione dell’uovo di Pasqua come lo conosciamo oggi è diretta discendente del Re Sole e riguarda l’Italia molto da vicino: è moderna, è nata nel XX secolo, grazie ai prototipi degli stampi torinesi del Settecento, arrivati in Piemonte grazie ai rapporti con la Francia. Fino a qualche decennio fa la preparazione era esclusivamente artigianale, ma con il boom economico l’uovo si è diffuso soprattutto in chiave commerciale. Oggi troviamo uova delle più svariate dimensioni, con regali al proprio interno, spesso a tema, incentrate su un cartone animato, un film o una squadra di calcio.

Negli ultimi anni c’è un rifiorire del classico uovo preparato in maniera artigianale, grazie a degli eccezionali maestri del cioccolato che propongono delle vere e proprie opere d’arte. L’uovo di cioccolato ci riporta tutti bambini, in un periodo in cui i problemi ci sembravano enormi ma che in realtà erano piccolissimi. Ci ricorda dei pranzi in famiglia, con i regali dei genitori e dei nonni; ci porta alla mente un rapporto profondo con noi stessi, che come abbiamo visto è un rapporto ancestrale che si perde nella notte dei tempi. È per questo motivo che pure a 30 anni vogliamo l’uovo di Pasqua come regalo, vogliamo tornare bambini almeno 10 secondi all’anno.



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