Il comparto vinicolo italiano sta per affrontare un cambiamento significativo con l’entrata in vigore, dal 2025, della legge sui vini dealcolati. Questa normativa, firmata dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida lo scorso 18 dicembre, consente la produzione di vini con contenuto alcolico ridotto, trasformando così un’accesa discussione in una realtà. La nuova regolamentazione non solo ridefinisce le linee guida del settore, ma si preannuncia anche come un’opportunità di crescita per il mercato interno e internazionale.
Vini dealcolati: un cambiamento di nomenclatura ed opportunità di mercato
La nuova definizione normativa
Uno dei punti nevralgici del decreto è la definizione stessa del “vino dealcolato“, che sostituisce il termine “deacolatizzato“, rendendolo più accessibile al pubblico. Ai sensi della nuova legge, un vino può essere considerato dealcolato se il suo grado alcolico è al di sotto dello 0,5%, e parzialmente dealcolato se il contenuto è compreso tra lo 0,5% e l’8,5%. Questa classificazione garantisce al consumatore maggiore chiarezza e ottimizza la comunicazione di questi prodotti nel mercato.
Non si tratta però solo di un cambiamento terminologico: dal 1° gennaio 2025 sarà possibile applicare tecniche di dealcolazione anche ai vini spumanti e frizzanti, ampliando così il raggio d’azione di questa norma. Una limitazione, però, riguarda i vini a denominazione IGT, DOC e DOCG, che restano esclusi da queste nuove possibilità. Tale restrizione ha sollevato dibattiti tra i professionisti del settore, come confermato da Paolo Castelletti dell’Unione Italiana Vini, che auspica che in futuro si possa rivedere questa regola, per includere anche i vini IGT.
Un potenziale di mercato in crescita
Le nuove figure giuridiche e produttive create dalla legge sui vini dealcolati aprono a un contesto di mercato in crescita. La domanda di vini a basso alcol e senza alcol è in aumento, con un pubblico sempre più attento all’alimentazione sana e alle scelte sostenibili. Le aziende vinicole italiane si trovano ora di fronte a un’opportunità unica per attrarre consumatori nazionali e internazionali, che vedono nel dealcolato una scelta più adatta alle attuali esigenze di socialità e benessere.
L’apertura delle distillerie e il miglioramento della produzione
Una nuova era per le cantine e distillerie
La legge permette ora anche alle distillerie di partecipare attivamente al processo di dealcolazione, una novità significativa rispetto al passato. Inoltre, il trattamento avverrà direttamente nelle cantine, a patto che si utilizzino locali appositamente separati per questa operazione. Questa disposizione rappresenta un passo avanti verso una maggiore flessibilità produttiva per i viticoltori, che possono così innovare senza dover esternalizzare i processi.
Normativa sui sottoprodotti e pratiche sostenibili
La regolamentazione tratta anche i sottoprodotti della dealcolazione, stabilendo divieti per l’aggiunta di zuccheri esterni e aromi. Al contrario, il recupero di aroma e acqua dall’interno del processo è consentito, purché avvenga in ambienti chiusi e controllati. Questa norma persegue l’obiettivo di contribuire alla sostenibilità del settore vinicolo, mantenendo la qualità dei prodotti finali mentre si promuovono tecniche responsabili e innovative.
Le tecnologie alla base del processo di dealcolazione
Metodi e tecniche utilizzate
La dealcolazione del vino non è un processo elementare e richiede tecnologie specifiche per ottenere un prodotto finale di qualità. Fra i metodi più utilizzati, vi è l’evaporazione sottovuoto, che riduce la temperatura d’evaporazione, consentendo di rimuovere l’alcol pur mantenendo il resto del vino. Altre tecniche sfruttano membrane come l’osmosi inversa e la pervaporazione per separare il contenuto alcolico dagli altri componenti.
Investimenti e sfide tecnologiche
Sebbene queste tecnologie forniscano opportunità promettenti, il costo di un impianto di dealcolazione varia dai 300 ai 400 mila euro. Attualmente, in Italia non esistono impianti di questo tipo a causa dei divieti precedenti. Tuttavia, alcune cantine nel Nordest stanno già testando queste tecniche, sfruttando un contesto produttivo più innovativo. Considerando i costi elevati, molte piccole e medie aziende potrebbero optare per collaborazioni con esperti e terzisti per implementare le strategie di dealcolazione.
Vini dealcolati vs vini senza alcol: cosa sapere
Distinzioni fondamentali
È cruciale comprendere le differenze tra vini dealcolati e vini senza alcol. I primi sono ottenuti attraverso un processo chimico che rimuove l’alcol da un vino già fermentato. Al contrario, i vini senza alcol non subiscono una vera e propria fermentazione alcolica, ma iniziano il loro percorso produttivo da mosto fresco, portando a un prodotto finale con un contenuto zuccherino più elevato, poiché gli zuccheri non vengono convertiti in alcol.
Il futuro del settore vinicolo
Questa distinzione è fondamentale anche per il posizionamento di mercato e per le strategie promozionali delle cantine. Con il nuovo quadro normativo, il panorama vinicolo italiano potrebbe subire un mutamento significativo, attirando un pubblico più vasto e diversificato in cerca di qualità e innovazione.