La cattedrale del brandy: un viaggio nel mondo di Vecchia Romagna alle porte di Bologna

La cattedrale del brandy: un viaggio nel mondo di Vecchia Romagna alle porte di Bologna - Fornelliditalia.it

Sulle sponde dell’industria alcolica bolognese, uno stabilimento celebre è conosciuto con il curioso soprannome di “cattedrale del brandy”. Questo termine ironico racchiude in sé la storia di Vecchia Romagna, un distillato che da oltre due secoli conquista il mercato globale. Esploriamo le origini, i processi produttivi e la continua evoluzione di un marchio che rappresenta un patrimonio di cultura e tradizione nel quartiere di San Lazzaro.

Storia di Vecchia Romagna: le radici di un’icona

Le origini del brandy

La storia di Vecchia Romagna inizia nel 1820, quando Jean Buton fondò a Bologna la distilleria che avrebbe dato vita a questo celebre brandy. Proveniente da un’illustre famiglia di distillatori, Buton esordì nella produzione di acquaviti per poi specializzarsi nel brandy, creandone uno che avrebbe conquistato rapidamente il palato degli italiani. L’acquisizione da parte del Gruppo Montenegro nel 1999 ha segnato una nuova era per il marchio, ripristinando e valorizzando la tradizione storica e la qualità del prodotto.

Un marchio di eccellenza

Oggi, Vecchia Romagna è il leader indiscusso nel panorama del brandy italiano. Rappresenta un simbolo di qualità, amato sia in patria che all’estero, dove riesce a conquistare oltre il 30% della sua produzione destinata all’export. Mercati come Germania, Svizzera e Romania sono i principali acquirenti, testimoniando l’apprezzamento crescente per questo distillato che, grazie alla sua complessità e al suo inconfondibile sapore, continua a affascinare nuovi consumatori.

La produzione artigianale: una sinfonia di distillati

L’arte di invecchiare il distillato

Entrando nella “cattedrale” di Vecchia Romagna, è possibile ammirare le maestose “guglie” delle botti in rovere di Slavonia, dove oltre 4 milioni di litri di acquaviti trovano spazio. Qui, le botti fragili e centenarie conservano il distillato non solo per il suo invecchiamento, ma anche per il segreto di un gusto ricco e articolato. Le tante variabili, dalla selezione delle uve Trebbiano all’arte della distillazione, contribuiscono a comporre un prodotto inimitabile, apprezzato da esperti e amatori.

Un equilibrio perfetto

Il master blender Antonio Zattoni, figura fondamentale nel processo produttivo, conduce con maestria l’assemblaggio dei distillati, creando edizioni speciali e mantenendo la qualità costante. Le sue parole racchiudono il segreto del successo: «Nessuna tecnologia sostituirà mai il fattore chiave: il tempo». Un’affermazione che sottolinea come il processo di invecchiamento sia cruciale per garantire un prodotto finale che possa soddisfare gli standard elevati richiesti dal mercato.

Le edizioni speciali: un’arte da scoprire

Al di là delle referenze classiche

Oltre alla tradizionale etichetta nera e alla classica, Vecchia Romagna ha arricchito il proprio portafoglio con riserve di pregio. Uno dei più noti è la Riserva Tre Botti, un blend di distillati invecchiati in tre botti diverse, e la Riserva 18, un vero e proprio capolavoro affinato in botti che hanno ospitato vino Amarone della Valpolicella. Questi distillati non solo offrono un’esperienza sensoriale unica, ma rappresentano anche una manifestazione dell’eredità storica unita all’innovazione.

Il progetto ristoranti

Per il lancio delle esclusive Riserve, il Gruppo Montenegro ha avviato il Progetto Ristoranti. Questo programma prevede di presentare la qualità delle riserve attraverso eventi gastronomici in oltre 30 locali selezionati in Italia, accompagnati da diverse opzioni di degustazione. Un’opportunità unica per gli appassionati e i neofiti di avere un assaggio di ciò che Vecchia Romagna ha da offrire, esplorando anche l’accostamento con piatti della cucina d’autore.

Innovazione e sostenibilità: il futuro del Gruppo Montenegro

Crescita e sviluppo

In un’epoca in cui la sostenibilità è al centro dell’attenzione, il Gruppo Montenegro non resta indietro. Con l’installazione di impianti fotovoltaici, il marchio mira a garantire produzione e autonomia energetica. Ma non solo: si sta preparando una radicale innovazione tecnologica che porterà alla ricostruzione delle cantine e al miglioramento dei processi di gestione.

Un portfolio in espansione

Nel 2024, il portfolio di spirit del Gruppo si arricchirà ulteriormente con l’acquisizione, una volta ancora da Diageo, del rum venezuelano Pampero. Questa espansione promette di rafforzare la presenza di Montenegro nel mercato globale, regalando nuove varietà e sapori ai consumatori e arricchendo ulteriormente l’heritage dell’azienda, rendendo il marchio sempre più sinonimo di qualità e innovazione nel panorama delle bevande alcoliche.