Export del Gavi Docg: il successo del vino piemontese tra tradizione e nuove sfide

Export del Gavi Docg: il successo del vino piemontese tra tradizione e nuove sfide - Fornelliditalia.it

L’export del Gavi Docg ha raggiunto risultati sorprendenti, con una percentuale elevata di produzione destinata a ristoranti e abitazioni in circa cento Paesi, tra cui Regno Unito e Stati Uniti. Nonostante questo successo, i produttori del bianco piemontese affrontano nuove sfide, nella comunicazione e nella valorizzazione del territorio. In questo articolo approfondiremo la situazione attuale del Gavi Docg, la sua longevità e l’importanza storica che lo contraddistingue.

Il territorio vitato di Gavi Docg

Estensione e produzione

L’area vitata della denominazione Gavi Docg copre un’estensione di circa 1.600 ettari, producendo circa 13 milioni di bottiglie annualmente. Nonostante la modesta dimensione, il fatturato generale è in costante crescita, attestandosi oggi intorno ai 65 milioni di euro, grazie anche al lavoro del Consorzio di Tutela del Gavi. Come sottolineato dal Presidente Maurizio Montobbio, il Gavi si abbina perfettamente a piatti della tradizione culinaria, ma ha trovato spazio anche nelle cucine più leggere e salutari, conquistando un’ampia fetta di mercato soprattutto nei Paesi anglosassoni.

La continua domanda di Gavi, nonostante la sua limitata produzione, evidenzia l’ottima reputazione di questo vino e la capacità dei produttori di conquistare i palati dei winelover in tutto il mondo. La popolarità tra i consumatori dimostra anche l’effetto positivo del marketing e della comunicazione attuata dal Consorzio, che ha saputo far conoscere al meglio le qualità del Gavi Docg.

Advertisement

Nuove sfide e prospettive

Tuttavia, i produttori di Gavi non possono adagiarsi sugli allori. Il Consorzio è impegnato a promuovere il Gavi Docg attraverso iniziative che mettano in evidenza la cultura, la storia e la biodiversità del territorio. Ricalcando un trend sempre più attuale, c’è l’intento di comunicare non solo il vitigno Cortese , ma anche il legame profondo che intercorre tra il vino e il suo ambiente d’origine. In questo contesto, il Consorzio è focalizzato su strategie di marketing innovative, volte a valorizzare la tradizione vitivinicola del territorio attraverso eventi e attività divulgative.

Longevità del Gavi Docg

Un vino da invecchiamento

Contrariamente all’idea comune che i vini bianchi siano da consumare giovani, il Gavi Docg si distingue per la sua longevità. Il vino che si evolve nel tempo rappresenta un valore aggiunto per l’intera denominazione. Tuttavia, optare per una produzione di qualità in grado di garantire una vita superiore richiede sacrifici significativi da parte dei produttori, sia dal punto di vista economico che logistico. Sforzi che non tutti sono pronti a considerare. Eppure, i risultati possono rivelarsi sorprendenti.

Conoscere le peculiarità di un’annata e il terroir originale permette ai produttori di creare vini con varietà distintive e personalità uniche. Queste caratteristiche non solo amplificano l’esperienza sensoriale ma raccontano anche la storia e il contesto proprio del luogo d’origine. Esplorando il Gavi nel corso degli anni, i consumatori e gli esperti possono apprezzare le sfumature che emergono nel calice, frutto di un lavoro meticoloso e passionale.

Valore aggiunto alla denominazione

La valorizzazione della longevità del Gavi Docg non si limita alle sole caratteristiche organolettiche del vino. Il prestigio di un Gavi riserva, ad esempio, aumenta considerevolmente quando il prodotto viene rilasciato sul mercato anche a distanza di anni dalla vendemmia. Questo non solo accresce la percezione di qualità, ma contribuisce a difendere l’eredità culturale e storica del vitigno. Le radici della viticoltura nella regione risalgono, infatti, a secoli fa, con attestazioni che risalgono fino al 972 d.C.

Un territorio ricco di storia e cultura

Patrimonio culturale e archeologico

Il Gavi Docg è legato indissolubilmente a un territorio che vanta un importante patrimonio culturale e archeologico. Oltre ai castelli e alle fortificazioni, come il famoso Forte di Gavi, si trovano sul territorio antiche rovine romane, testimoni d’epoche in cui la viticoltura era già ben radicata. Libarna, un sito archeologico di rilievo, risale al I secolo a.C. e rappresenta una prova tangibile di come i Romani apprezzassero il vino, lasciando un’eredità culturale che perdura nel tempo.

Il Consorzio di Tutela del Gavi, come spiegato da Maurizio Montobbio, si impegna a valorizzare questi aspetti storici e culturali attraverso iniziative volte a sensibilizzare il pubblico riguardo al patrimonio enologico della regione, con l’obiettivo di attrarre non solo wine lovers ma anche turisti d’interesse culturale.

Strada del vino virtuale

Un’iniziativa all’avanguardia è la creazione di una “strada del vino virtuale”, che permette a chiunque di avvicinarsi al Gavi Docg e alla sua storia, scoprendo dieci produttori e altrettante annate del vino. Attraverso questa piattaforma, vengono presentati diversi stili e tipologie di Gavi provenienti dalle tre macro aree della denominazione: Nord, Centro e Sud. Ogni area si contraddistingue per suoli e caratteristiche uniche, dalle Terre Rosse, ricche di argilla e ferro, alle Terre Bianche, costituite da marne e arenarie.

Questa strada del vino non è solo un mezzo per promuovere la produzione, ma un viaggio che porta i visitatori a esplorare la cultura e la tradizione vitivinicola del Gavi, permettendo di scoprire vini dal carattere distintivo e variopinto. La selezione di vini Gavi Docg da non perdere è ricca e diversificata, rappresentando il meglio dell’enologia piemontese, frutto di un legame profondo tra il territorio e la sua storia vitivinicola.

Advertisement