Calamaro, lardo e broccoli ajo & ojo
Ingredienti
Dosi per 4 persone
Per i calamari
-Calamari 4
-Farina di semola
-Olio extravergine di oliva
-Olio di arachidi
-Lardo 4 fette
-sale
Per i broccoli
-Broccoli romaneschi 2
-Aglio 2 spicchi privi della camicia
-Peperoncino q.b.
-Olio extravergine di oliva q.b.
-Sale q.b.
Preparazione
Pulire i broccoli eliminando la parte centrale facendo attenzione a tenere intatte le cime. Immergerli prima in acqua bollente leggermente salata per 6/7 minuti, poi in acqua e ghiaccio. Mentre si raffreddano, aromatizzare in padella l’olio extravergine di oliva con peperoncino e aglio a fiamma dolce. Frullare i broccoli e aggiungere a filo l’olio aromatizzato ottenendo una salsa. Aggiustare di sale e tenere da parte.
Per i calamari
Pulire bene i calamari, levare la testa e tenerla da parte. Svuotare il cappello togliendo anche l’osso centrale. Eliminare le ali e sciacquare accuratamente sotto l’acqua corrente pulendo bene anche la parte interna. Con un coltello ben affilato tagliare i cappelli dalla parte della lunghezza ed aprirli ottenendo un rettangolo. Tamponarli con carta assorbente per togliere l’acqua in eccesso. Incidere delicatamente la parte interna con la punta di un coltello facendo attenzione a non tagliare l’esterno. Passare le teste nella semola e friggerle in olio di arachidi bollente. Scolarle e adagiarle su un foglio di carta assorbente. Scottare i calamari velocemente in padella rovente con un filo di olio extravergine di oliva e avvolgerli con le fette di lardo.
Per la finitura del piatto
Sistemare al centro di un piatto piano un poco di crema di broccoli, adagiarvi sopra i calamari e decorare con le cime.
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Daniele Roppo, giovane cuoco romano, conosce i proprietari de Il Marchese per un gioco del destino, essendo affittuario nella casa della mamma di uno dei due. Si avvicina alla cucina come autodidatta, sperimentando da solo fin da piccolo le varie reazioni che gli alimenti avevano tra loro e poi studiando i libri di Robuchon e di altri grandi cuochi italiani e francesi. Grande è stata la passione che lo ha spinto da sempre verso quest’arte: il legame con i nonni, lei romana e lui pugliese, ha sempre rappresentato una memoria storica e familiare determinante nella sua vita.
La sua famiglia raccontava e viveva il cibo in maniera genuina: “Ricordo che da piccolo – racconta Daniele – , a tavola mia nonna mi metteva davanti cervello e rognoni e mio nonno mi parlava del pesce e di come un buon prodotto non si veda solo dal costo ma soprattutto dal sapore. Il suo motto era: assaggia tutto ciò che credi valga la pena provare”.
I suoi studi sono di tutt’altra natura e lo vedono impegnato tra testi di economia e partite di rugby, fin quando decide di cambiare strada e fare della cucina la sua professione. Così comincia a lavorare in osterie di amici di famiglia e poi frequenta la scuola “A tavola con lo chef”. Lavora poi al Caffè Propaganda con Arcangelo Dandini e comincia a seguirlo in ogni suo evento, lavorando anche nei giorni liberi. La sua tappa successiva è Stazione di Posta con Marco Martini. Partecipa all’apertura e alla gestione iniziale di InOfficina a Pietralata. Poi arriva Il Marchese, per il quale gli viene chiesto di pensare a una cucina di tradizione ma con un impulso sempre innovativo. Qui, nelle sue preparazioni, può esprimere le sue radici e il suo passato da rugbista: il gioco di squadra è alla base della sua brigata.
“Uniti si prova, si sbaglia, si sperimenta e infine si costruisce”, afferma convinto Daniele.