La produzione italiana di olio d’oliva per la campagna 2024 si preannuncia in leggero calo, secondo le stime dell’Ismea. Mentre il Sud Italia osserva un indebolimento della sua offerta, le regioni del Centro-Nord mantengono livelli simili a quelli del 2023 o registrano persino un lieve incremento. In un contesto mondiale caratterizzato da una crescente competitività, con nazioni come Turchia e Tunisia in forte ascesa, l’Italia è chiamata a ripensare le proprie strategie per affermare un prodotto di qualità unica. In questo quadro, il governo ha introdotto un Tavolo della filiera olivicola, come annunciato dal sottosegretario al Masaf, Patrizio Giacomo La Pietra, durante l’evento “Evo in Siena” promosso da Confagricoltura Siena.
Un nuovo tavolo strategico per la filiera olivicola
Il sottosegretario La Pietra ha evidenziato che, sebbene esistessero già diversi tavoli tecnici, mancava un’organizzazione politica dedicata alla filiera olivicola. Questo nuovo ente avrà la responsabilità di elaborare un Piano olivicolo nazionale 2025-2030, mirato a valorizzare il prodotto e informare i consumatori. La Pietra ha rimarcato che è fondamentale far comprendere l’importanza di un’economia olivicola sostenibile, sottolineando il rischio di lasciare ai concorrenti, come la Spagna, l’opportunità di promuovere il loro olio.
La necessità di un approccio unitario è stata condivisa anche da Gianluca Cavicchioli, direttore di Confagricoltura Siena, che ha posto l’accento sulla collaborazione necessaria tra produttori e istituzioni. Una strategia collettiva è vista come essenziale per far fronte alle sfide del mercato globale e garantire che le risorse economiche disponibili siano sfruttate efficacemente per sostenere la qualità dell’olio d’oliva italiano.
La valorizzazione della qualità e la tutela del territorio
Una delle questioni centrali affrontate nel dibattito è l’ignoranza dei consumatori riguardo ai diversi tipi di olio d’oliva. La Pietra ha esemplificato come la mancanza di consapevolezza porti a scelte errate, come l’acquisto di oli a basso costo e di qualità inferiore. Allo stesso tempo, è fondamentale supportare i produttori nel promuovere le cultivar italiane, senza pregiudizi verso metodi di coltivazione sia intensivi che micro-aziendali. In questo contesto, il tema degli uliveti abbandonati è stato un altro punto chiave. La Pietra ha dichiarato che, sebbene questi terreni possano sembrare poco redditizi, rappresentano un valore intrinseco per l’ambiente e la cultura locale.
La vicepresidentessa della Regione Toscana, Stefania Saccardi, ha confermato l’importanza dell’olio evo come prodotto identitario, associato a qualità e biodiversità. Tuttavia, ha messo in evidenza il paradosso di un mercato in espansione capace di assorbire più olio di alta qualità, ma ostacolato dalla mancanza di manodopera e dalla bassa resa. La Regione sta già attivando bandi per sostenere i frantoi aziendali attraverso fondi del Pnrr, investendo nel futuro della filiera olivicola.
La sfida della comunicazione e dell’educazione al consumo
Durante l’evento “Evo in Siena”, Luca Toschi dall’Università di Firenze ha posto in evidenza le carenze nella strategia comunicativa relativa all’olio d’oliva. La quantità limitata di informazioni disponibili porta a una scarsa valorizzazione dell’olio e alla sua percezione come mero prodotto di consumo, piuttosto che come bene prezioso legato a tradizioni e territori. La comunicazione efficace è vista come l’elemento chiave per trasformare la percezione dell’olio d’oliva, sia tra i consumatori finali che nel settore della ristorazione.
Gennaro Giliberti, del settore Agricoltura della Regione Toscana, ha ribadito la necessità di migliorare l’identità del prodotto, puntando sul “valore” piuttosto che sul “prezzo”. I consumatori devono essere educati a comprendere perché un olio di alta qualità possa avere un costo superiore e quali benefici apporti alla loro salute e al loro palato. Educare i ristoratori, specialmente quelli di alta classe, a trattare l’olio con il rispetto che merita è altrettanto cruciale per il suo riconoscimento nel mercato.
Un futuro per l’olio evo: investimenti e innovazione
Osservatori di mercato esprimono preoccupazione per l’aumento della produzione di olio in Turchia e Tunisia. Attualmente, l’Italia si colloca quinta a livello mondiale nella produzione di olio d’oliva, dominata da pochi attori. Per rimanere competitiva, il Paese deve decidere se privilegiare la qualità o aumentare la quantità. In questo contesto, gli investimenti in formazione e innovazione sono considerati cruciali. È essenziale attrarre risorse dall’estero per migliorare la qualità del prodotto e superare le sfide legate alla lotta contro le fitopatie e i costi di produzione.
Il dibattito ha messo in evidenza anche l’importanza di collegare la produzione olivicola alla bellezza del paesaggio italiano. Ogni oliveto abbandonato rappresenta una perdita non solo economica, ma anche estetica e culturale. Per alcuni, sarebbe utile destinare una parte della tassa di soggiorno nei comuni con uliveti per incentivare gli agricoltori a mantenere e curare le loro piante, dato il loro ruolo fondamentale nel preservare il territorio.
La percezione internazionale dell’olio d’oliva
Aleandro Ottanelli dell’Università di Firenze ha delineato come la percezione dell’olio extravergine d’oliva stia evolvendo a livello globale. Mentre in Italia esiste una certa disconnessione tra costo e valore, altrove i prezzi stanno iniziando a riflettere l’alta qualità dell’olio. Con oltre la metà dei 40 milioni di piante d’olivo prodotte ogni anno a livello mondiale che proviene da varietà nuove, l’industria olivicola sta andando incontro a un periodo di trasformazione.
In Italia, la tutela della qualità e la sostenibilità, attraverso certificazioni come Dop e Igp, rimangono questioni di assoluta importanza. Purtroppo, i marchi sull’etichetta spesso non sono facilmente riconoscibili, né a livello nazionale né internazionale. È quindi fondamentale che formazione e comunicazione diventino i cardini della strategia di valorizzazione dell’olio extravergine d’oliva italiano, trasformando i semplici consumatori in consumatori consapevoli e informati.