La produzione di Valtellina Casera Dop, noto formaggio lombardo, continua a crescere con oltre 230mila forme all’anno. Tuttavia, a quasi tre decenni dalla sua creazione, è tempo di riassestare il disciplinare per allinearlo alle nuove realtà socioeconomiche e tecnologiche. Un progetto innovativo, denominato Simca, patrocinato dal Consorzio di tutela Valtellina Casera e Bitto, in sinergia con l’Università di Milano e il Cnr, ha analizzato vari fattori produttivi per migliorare la qualità del formaggio. I presupposti scientifici di tale progetto gettano le basi per un possibile rinnovamento normativo.
Crescita produttiva e necessità di aggiornamento del disciplinare
Un formaggio storico con alta produzione
Il Valtellina Casera Dop rappresenta una tradizione gastronomica secolare, simbolo dell’arte casearia valtellinese. Con una produzione che supera le 230mila forme annue, questo formaggio ha saputo conservare autenticità e reputazione nel settore lattiero-caseario. Tuttavia, l’evoluzione dei mercati e le nuove tecnologie richiedono una revisione del disciplinare di produzione che regola la nascita di questo prodotto.
L’importanza di una verifica scientifica
Con la crescente domanda di trasparenza e qualità da parte dei consumatori, è fondamentale riesaminare i criteri produttivi. L’iniziativa Simca ha permesso di esplorare come diverse variabili, tra cui la razza bovina, i tipi di foraggi utilizzati, le tecniche di trattamento termico del latte e le modalità di pressatura e stagionatura, influenzino la qualità del formaggio. L’analisi scientifica è uno strumento chiave ora più che mai, in quanto legata all’innovazione di prodotto e alle necessità del mercato.
Innovazione scientifica e tradizione casearia
L’approccio innovativo del consorzio
Le parole di Marco Deghi, presidente del Consorzio di tutela Valtellina Casera, evidenziano un cambiamento di prospettiva: “In passato ci siamo spesso affidati alle pratiche tradizionali, senza approfondire i fenomeni alla base della produzione”. Questo segnale di cambiamento annuncia un’era in cui tradizione e scienza lavorano di pari passo per ottimizzare la qualità e la sostenibilità dei prodotti lattiero-caseari. L’approccio proposto non solo mira a preservare il prodotto in termini tradizionali, ma anche a migliorarne i profili sensoriali attraverso metodi scientifici.
Risultati delle analisi e opportunità future
I risultati delle indagini hanno rivelato che il Valtellina Casera Dop presenta assenza di lattosio e galattosio, oltre a valori nutrizionali elevati. Questi elementi non sono solo vantaggiosi per la salute dei consumatori, ma aprono la porta a strategie di marketing e commercializzazione che possono rispondere alle esigenze del mercato attuale. Ivano De Noni, esperto del Dipartimento di Scienze per gli Alimentari dell’Università di Milano, sottolinea che tali risultati possono supportare i produttori nell’adozione di pratiche zootecniche più avanzate, ma anche nell’efficace commercializzazione del prodotto.
Prospettive di modifica del disciplinare
Impatti attesi sulle pratiche di produzione
Il progetto Simca fornisce una base scientifica che indica la direzione per una possibile modifica del disciplinare di produzione. Questo rinnovamento è necessario non solo per la competitività del Valtellina Casera Dop sul mercato ma anche per garantire che il prodotto risponda ai criteri di qualità richiesti dai consumatori. Le forme di supporto ai produttori si ampliano e si diversificano, portando a un potenziamento delle pratiche di caseificazione.
Futuro del Valtellina Casera Dop
Con queste nuove conoscenze e pratiche, il futuro del Valtellina Casera Dop appare promettente. La connessione tra tradizione e innovazione offre un’opportunità per rispondere efficacemente alle sfide del mercato contemporaneo e per preservare una filiera produttiva che rappresenta un patrimonio culturale della Lombardia. Il riesame del disciplinare potrebbe non solo valorizzare il prodotto, ma anche aprire la strada a una nuova visione della qualità nel settore caseario nazionale.