Il mondo del vino è un luogo dove tradizione e innovazione si intrecciano. Graziano Prà rappresenta perfettamente questa dualità, creando vini che non solo esprimono il terroir, ma anche un’evoluzione di pensiero nella chiusura delle bottiglie e nella valorizzazione delle varietà autoctone. La sua storia di successi e conquiste nel panorama vinicolo italiano è testimone del suo impegno e della sua dedizione.
Graziano Prà: un maestro del vino
Le origini e l’evoluzione della sua cantina
Graziano Prà ha iniziato la sua avventura nel 1983, quando ha prodotto la prima annata del Soave Otto. Sin dall’inizio, la qualità dei suoi vini si è rivelata straordinaria, con una particolare attenzione al terroir delle regioni vinicole. Nel 1988 è nato il Cru Monte Grande, un’apoteosi della tradizione vinicola veronese che ha compiuto un ulteriore passo nel 1990, anno in cui è stata costruita l’attuale cantina con spazi dedicati alla pigiatura e alla foresteria. Un altro traguardo significativo si è raggiunto nel 2000, quando il Soave Classico Monte Grande ha ricevuto i prestigiosi Tre Bicchieri del Gambero Rosso, un riconoscimento che ha consolidato il nome di Prà nel mondo del vino.
Nel corso degli anni, Graziano ha ampliato la sua azienda, acquistando nuovi vigneti, tra cui quelli nella zona della Valpolicella, definiti da lui stesso “la nuova Borgogna”. La prima annata di Amarone è stata presentata nel 2006, un vino potente che ha arricchito il portfolio di Prà. La crescita della cantina ha continuato a sorprendere, con l’ingresso nella selezione di Wine Spectator dei 100 migliori produttori italiani nel 2018.
Il 2022 ha segnato un ulteriore passo importante con l’apertura al pubblico dell’Agriturismo Monte Bisson, un luogo pensato per condividere la passione per il vino con gli appassionati e i visitatori. La sua storia continua a essere un viaggio, una ricerca costante della perfezione, aperture e innovazioni.
L’importanza del tappo a vite
Una scelta innovativa per l’invecchiamento
Graziano Prà sostiene con convinzione che il tappo a vite rappresenta la chiusura migliore per i suoi vini. Questa scelta nasce da un lungo percorso di ricerca volto a garantire la longevità dei vini. Il Soave Classico Doc Otto è stato il primo a essere imbottigliato con questo tipo di chiusura, seguita nel corso degli anni da altri cru. La decisione di optare per il tappo a vite è stata frutto di dettagliate osservazioni e degustazioni di invecchiamento.
Secondo Graziano, il tappo a vite assicura che ogni vino possa evolvere secondo il suo terroir e le peculiarità dell’annata in corso, piuttosto che dipendere dalle variabili legate al tappo in sughero. Grazie alle sue capacità di chiusura, questa tipologia di tappo consente di celebrazioni più pulite e senza difetti, mantenendo l’eleganza e la freschezza dei vini. Graziano condivide queste riflessioni di sapienza durante un evento al ristorante Konnubio di Firenze, un contesto magnifico che celebra la cucina toscana e la cultura vinicola.
Degustazione dei vini di Graziano Prà
Un’esperienza sensoriale al ristorante Konnubio
La degustazione dei vini di Graziano Prà è stata un’esperienza immersiva, iniziando con il Soave Classico Staforte 2016. Al primo sorso si percepiscono aromi minerali arricchiti da note floreali e citrine, un perfetto equilibrio di freschezza che invoglia a continuare. Graziano stesso ha descritto questo vino come una sfida, una decisione di abbandonare le barre in favore dell’acciaio, un approccio ora premiato dal pubblico.
Il pranzo ha seguito un percorso gastronomico ricco, a partire dalla ribollita toscana, abbinata con il Valpolicella Morandina 2023, un vino descritto da Graziano come un’etichetta capace di esprimere al meglio il territorio. La freschezza e la sapidità di questo rosso offrono un bellissimo contrasto ai sapori della ribollita.
La presentazione del Soave Classico Monte Grande 2017 in doppia versione, tappo a vite e tappo in sughero, ha generato discussioni interessanti tra i commensali. Nonostante il tappo a vite emergesse per luminosità visiva e freschezza, il sughero ha rivelato un’eleganza complessa. Queste variazioni hanno dimostrato una volta di più l’importanza di ogni singolo dettaglio nella creazione di un vino.
Altri vini in abbinamento, la tradizione e l’innovazione
La degustazione ha proseguito con il Valpolicella Superiore Morandina 2020, un vino che rappresenta l’espressione autentica del territorio, privo di forzature. È stato descritto con un bouquet di spezie e frutti rossi, con un palato ricco che ha preparato l’ingresso dell’Amarone della Valpolicella Morandina 2017. Questa selezione ha confermato la volontà di Graziano di riportare un vino iconico al centro della tavola, evidenziando la sua potenza e complessità.
Il pasto si è concluso con il Passito bianco delle Fontane 2021, un vino dolce che ha suscitato nostalgia, un ricordo della giovinezza di Graziano. Questo dolce nettare, con le sue note fruttate e floreali, ha rappresentato un gran finale per una celebrazione enologica ricca di abbinamenti culinari e vini straordinari. L’arte della vinificazione di Graziano Prà continua a offrire meravigliose parentesi al convivio della vita.