La recente indagine condotta da Nomisma Wine Monitor, su commissione della Fivi , offre un’analisi dettagliata della realtà dei vignaioli indipendenti in Italia. Questo report non solo descrive la loro specificità all’interno del panorama vitivinicolo nazionale, ma rivela anche i principi fondamentali di qualità, artigianalità e trasparenza che caratterizzano il loro operato. L’analisi è stata presentata a Roma a Palazzo Ripetta e ha coinvolto esponenti significativi del settore, tra cui il presidente Fivi Lorenzo Cesconi e Matilde Poggi, presidente della Confederazione europea vignaioli indipendenti .
Il profilo dei vignaioli indipendenti
Caratteristiche e superficie media
La Fivi, attiva dal 2018, rappresenta oltre 1.700 soci e si dedica a tutelare il mestiere del vignaiolo, rappresentandolo efficacemente presso le istituzioni e promuovendone le peculiarità. Secondo i dati raccolti, la superficie media coltivata dai vignaioli indipendenti è poco superiore ai 10 ettari, con una produzione annua che si attesta sulle 38.000 bottiglie. Questo modello produttivo è caratterizzato da un’filiera completamente integrata, che va dalla vigna alla cantina, fino alla commercializzazione diretta dei vini.
Il report di Nomisma Wine Monitor ha messo in luce la localizzazione privilegiata di questi vigneti: l’81% si trova in collina e montagna, un dato notevole rispetto al 60% della media nazionale. Questa scelta situazionale non è casuale; si colloca in aree interne spesso soggette a spopolamento e a rischio idrogeologico, dove la viticoltura rappresenta una delle poche fonti di reddito stabile. È interessante osservare anche la composizione del lavoro in queste aziende: il 30% dei lavoratori ha un contratto a tempo indeterminato, il 28% proviene da origini straniere e il 33% è rappresentato da donne, numeri che indicano una notevole apertura e inclusività rispetto alle tendenze settoriali nazionali.
Economia e mercato: il modello Fivi
Una filiera in crescita
Un aspetto fondamentale emerso dall’indagine è la struttura economica dei vignaioli indipendenti. I prezzi medi delle bottiglie vendute direttamente dai produttori Fivi superano di oltre il doppio quelli della media italiana, con un valore di 7,7 euro rispetto ai 3,6 euro. Nonostante l’Horeca si confermi come il canale principale di vendita, il 71% dei vignaioli esporta i propri vini e un ulteriore 23% intende farlo in futuro, con un focus particolare su mercati promettenti come gli Stati Uniti e alcune nazioni asiatiche emergenti.
Il fatturato medio annuo delle aziende associate alla Fivi si attesta a 297.000 euro, confermando il contributo significativo di questo modello alla valorizzazione del vino italiano nel contesto globale.
Il ruolo della sostenibilità
L’impegno per la sostenibilità ambientale è una delle pietre miliari delle pratiche dei vignaioli Fivi. Circa la metà delle aziende produce vini in modalità biologica, mentre il 20% ha ottenuto una certificazione di sostenibilità. Negli ultimi due anni, il 71% delle aziende ha implementato pratiche responsabili, come l’uso di packaging ecosostenibile e il contenimento nei consumi di acqua ed emissioni, nonostante le difficoltà legate ai costi e alla burocrazia. Un ulteriore 24% prevede di adottare simili misure nei prossimi due anni, evidenziando un approccio responsabile verso la produzione in un contesto globale sempre più orientato alla salvaguardia ambientale.
Opportunità e criticità nel settore vitivinicolo
Le sfide del settore
Tuttavia, l’indagine ha rilevato anche alcune criticità che affliggono il settore vitivinicolo. Tra le problematiche principali ci sono i costi di produzione elevati, che rendono difficile mantenere la redditività. Nonostante le opportunità di finanziamento attraverso i fondi Ocm, solo il 14% dei soci Fivi è riuscito a beneficiarne, a causa delle restrizioni burocratiche che spesso penalizzano le piccole aziende.
L’enoturismo emerge come un’importante leva di sviluppo, con oltre l’80% delle aziende associate che puntano su questo settore per offrire servizi turistici e degustazioni ai visitatori. Questo non solo genera entrate aggiuntive, ma sostiene anche le zone rurali nel loro sviluppo economico.
L’impatto dei cambiamenti climatici
Alcune delle sfide complesse includono i cambiamenti climatici e la difficoltà nel reperire manodopera specializzata. Inoltre, l’inasprimento della concorrenza da parte di vini a basso costo, di qualità inferiore, può penalizzare i prodotti di alta qualità, specialmente in periodi di crisi economica.
Rilevanza dell’indagine per la Fivi
Risultati dell’analisi
L’indagine di Nomisma ha fornito alla Fivi un quadro chiaro della propria base associativa e della sua percezione esterna. Il presidente Lorenzo Cesconi ha sottolineato l’importanza di avere dati concreti che attestano il ruolo cruciale dei vignaioli indipendenti all’interno della filiera vitivinicola. Queste aziende, prevalentemente di piccole e medie dimensioni e spesso a conduzione familiare, non solo contribuiscono alla produzione di vino di qualità, ma sono anche custodi del territorio e della biodiversità.
Le preoccupazioni emerse dal report riguardano principalmente la redditività, che è messa in discussione dall’aumento dei costi. Questo rappresenta un campanello d’allarme per tutte le aziende vinicole, richiedendo un’attenta considerazione delle politiche di sostegno da parte delle istituzioni.
La necessità di supporto istituzionale
Matilde Poggi, presidente della Cevi, ha evidenziato l’importanza di rendere accessibili le misure di sostegno anche ai vignaioli più piccoli, sottolineando che l’impegno per la sostenibilità è in linea con le richieste istituzionali europee, ma che è necessaria una semplificazione burocratica per le certificazioni.
La ricerca di Nomisma ha confermato la Fivi come un modello positivo all’interno del settore vitivinicolo italiano, che continua a crescere con oltre 240.000 aziende coltivatrici e più di 500 vini a denominazione DOP e IGP. Con un fatturato di 16 miliardi di euro, il comparto rappresenta un indiscutibile punto di forza del sistema Paese, dimostrando l’importanza strategica dei vignaioli indipendenti nel panorama vitivinicolo contemporaneo.